lunedì 2 febbraio 2009

Flavia Giulia Elena: mamma, santa.



(Statua di Elena conservata ai Musei Capitolini a Roma)







Flavia Giulia Elena fu augusta dell'Impero romano, concubina dell'imperatore Costanzo Cloro e madre dell'imperatore Costantino I; viene venerata come sant'Elena Imperatrice dai cristiani.
Sembra sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia); suo figlio Constantino rinominò infatti la città in Helenopolis ("città di Elena") in suo onore, cosa che ha condotto successive interpretazioni ad indicare Drepanum come luogo di nascita di Elena.

Il vescovo e storico Eusebio di Cesarea, autore di una Vita di Costantino, afferma che Elena aveva 80 anni al suo ritorno dalla Palestina, riferendosi ad un viaggio avvenuto nel 326/328; Elena nacque dunque nel 248 o nel 250. Le fonti del IV secolo, che seguono il Breviarium di Eutropio, affermano che era di bassa condizione sociale. Aurelio Ambrogio è il primo a chiamarla stabularia, un termine traducibile come "ragazza addetta alle stalle" o come "locandiera"; nell'uso di Ambrogio si tratta di una virtù, in quanto il vescovo di Milano la definisce una bona stabularia, "buona locandiera". Altre fonti, specie quelle scritte dopo l'elevazione al trono imperiale di Costantino, ignorano la sua condizione sociale.
Non è noto quando Elena incontrò il suo futuro compagno, Costanzo Cloro. Lo storico Timothy Barnes ha suggerito che l'incotro ebbe luogo quando Costanzo, all'epoca al servizio dell'imperatore Aureliano, era stazionato in Asia minore per la campagna contro il Regno di Palmira; Barnes pone l'attenzione su di un epitaffio ritrovato a Nicomedia e riguardante uno dei protectores dell'imperatore, un possibile indizio della presenza di Aureliano in Bitinia poco dopo il 270.
L'esatta natura legale del loro legame è sconosciuta. Le fonti non sono concordi su questo punto, alle volte chiamando Elena "moglie" di Costanzo e alle volte riferendosi a lei come "concubina". irolamo, forse confuso dalla terminologia vaga delle sue fonti, si riferisce a lei in entrambi i modi. Alcuni studiosi sostengono che i due genitori di Costantino fossero legati da un matrimonio de facto, non riconosciuto dalla legge,altri affermano si trattasse di un matrimonio in piena regola, in quanto le fonti che sostengono questo tipo di relazione sono le più affidabili.Elena diede alla luce Costantino nel 272. Nel 293 Costanzo dovette lasciare Elena per volere di Diocleziano e sposare la figliastra dell'imperatore Massimiano, Teodora, allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l'elevazione di Costanzo a cesare di Massimiano all'interno della tetrarchia.
Elena non si risposò, e visse lontano dalle corti imperiali, sebbene fosse vicina a Costantino, che per lei aveva un affetto particolare. Costantino fu proclamato imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo. È probabile che in questo periodo Elena abbia seguito il figlio. Inizialmente Costanzo pose la sua capitale a Treviri: qui si trova il palazzo imperiale con un affresco in cui forse è raffigurata Elena; inoltre esiste una tradizione medioevale su Elena nella zona intorno all'antica capitale romana. Successivamente Costantino si stabilì a Roma: qui la presenza di Elena è legata al fundus Lauretus,nella zona sud-orientale della città antica, dove sorse il palatium Sessorianum, la chiesa dei Santi Marcellino e Pietro a lei riconducibile, con l'annesso mausoleo di Elena in cui fu poi sepolta. Elena godette dell'ascesa al potere del figlio, che nel 324 la onorò del titolo di augusta; in suo nome furono coniate pure molte monete, in cui Elena era la personificazione della Securitas ("sicurezza") dello stato.

Esiste una tradizione, legata all'Actus Sylvestri, che la vuole ebrea, ma si tratta di una versione non condivisa dagli storici moderni.Dopo l'avvicinamento di Costantino al cristianesimo, anche Elena si convertì alla religione orientale: secondo Eusebio fu Costantino stesso a convertirla. È possibile che fosse vicina alle posizioni dell'arianesimo.
Nel 327-328 Elena partì per un viaggio nelle province orientali dell'impero. Questo viaggio è descritto da Eusebio, il quale ne fa un pellegrinaggio in Terra Santa sui luoghi della passione di Gesù, con atti di pietà cristiana da parte dell'augusta e costruzione di chiese. È però possibile che vi fosse anche un significato politico, assieme a quello religioso, in quanto la conversione di Costantino al cristianesimo, le sue riforme religiose anti-pagane, la sostituzione di ufficiali pagani con altri cristiani, nonché, probabilmente, la morte del figlio Crispo e della moglie Fausta ordinate dall'imperatore, gli avevano fatto perdere il favore delle popolazioni orientali.
Nel tardo 328 o nel 329 Elena morì, con Costantino al suo fianco. Fu sepolta nel mausoleo di Elena, collegato alla chiesa dei Santi Marcellino e Pietro, al di fuori delle mura di Roma; il suo sarcofago in porfido è conservato ai Musei Vaticani e, per le tematiche militari che vi sono raffigurate, si ritiene fosse stato preparato per il figlio Costantino.

La battaglia di Ponte Milvio




(Giulio Romano, La battaglia di ponte Milvio, 1520-24, Roma, Stanze Vaticane)


La battaglia di Ponte Milvio ebbe luogo il 28 ottobre 312 tra Costantino e Massenzio. La vittoria di Costantino segnò l'inizio di una nuova era per tutto l'impero.
La Battaglia di ponte Milvio mise fine al regno di Massenzio, contestato da Costantino in quanto sarebbe stato in contrasto con il sistema tetrarchico: si era fatto nominare princeps il 28 ottobre del 306, assumendo il controllo dell'Italia e dell'Africa.
Invasa l'Italia nella primavera del 312, Costantino vinse le truppe del figlio di Massimiano prima nella battaglia di Torino e quindi nella battaglia di Verona, convergendo verso Roma tramite la via Flaminia e accampandosi in località Malborghetto vicino a Prima Porta, sulla riva destra del fiume Tevere a poca distanza dal ponte Milvio, che si trovava alle spalle delle truppe di Massenzio.
Costantino condusse il suo esercito contro le forze di Massenzio, che aveva erroneamente posizionato i propri armati con alle spalle il fiume.
Dopo un lungo ed aspro combattimento, che si sarebbe svolto in località Saxa Rubra, le truppe di Massenzio subirono una completa disfatta: mentre gli uomini volgevano in una fuga disordinata l'imperatore tentò di mettere tra sé ed i nemici il Tevere, finendo però per annegare nelle sue acque, durante il crollo del ponte che i suoi ingegneri militari avavano costruito a Ponte Milvio.
Il corpo di Massenzio fu ritrovato e la sua testa fu portata in parata dalle truppe vittoriose di Costantino.
Costantino fu accolto trionfalmente a Roma e proclamato imperatore unico d'Occidente. Dedicò la sua vittoria al dio dei cristiani, di cui proibì le persecuzioni continuando una pratica inziata dal 306 nelle province della Gallia e Bretagna. Sotto la sua protezione, il cristianesimo si sviluppò senza essere perseguitato mentre il clero acquisiva nuovi privilegi.
Costantino sostenne di avere avuto, la sera del 27 ottobre, mentre le truppe si preparavano alla battaglia, una visione, i cui dettagli differiscono però tra le fonti, che sono di natura agiografica.
Lattanzio afferma che la visione ordinò a Costantino di apporre un segno sugli scudi dei propri soldati, un segno "riferito a Cristo". Lattanzio descrive il segno come uno staurogramma, una croce latina con la parte superiore cerchiata come una P. Non esiste nessuna evidenza certa che Costantino abbia mai usato questo segno al posto del più conosciuto 'Chi-Rho' descritto da Eusebio.
Eusebio riporta due versioni dell'accaduto. La prima, contenuta nella Storia ecclesiastica, afferma esplicitamente che il dio cristiano abbia aiutato Costantino, ma non menziona nessuna visione. Nella Vita di Costantino, Eusebio dà invece una dettagliata descrizione della visione affermando di averla ricevuta dall'imperatore stesso; secondo questa versione, Costantino stava marciando col suo esercito quando, alzando lo sguardo verso il sole, vide una croce di luce e sotto di essa la frase greca "Εν Τουτω Νικα" ("Con questo vinci"), reso in latino come In hoc signo vinces, "Con questo segno vincerai". Dapprima insicuro del significato della visione, Costantino ebbe nella notte un sogno nel quale Cristo gli spiegò di usare il segno della croce contro i suoi nemici. Eusebio continua descrivendo il labarum, lo stendardo usato da Costantino nella sua ultima guerra contro Licinio, recante il segno 'Chi-Rho'.

giovedì 29 gennaio 2009

Lattanzio e il cosiddetto "Editto di Milano"

Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio (in latino: Lucius Caecilius Firmianus Lactantius; Africa, 250 circa – Gallie, 327 circa) è stato uno scrittore, retore e padre della Chiesa latina, fra i più celebri del suo tempo.

Nato da famiglia pagana, fu allievo di Arnobio a Sicca Veneria. Per la propria fama di retore fu chiamato da Diocleziano, su consiglio di Arnobio, a Nicomedia, in Bitinia, capitale della parte orientale dell'Impero e residenza ufficiale dell'imperatore, come insegnante di retorica (290 circa).

Fu costretto a lasciare il suo ufficio nel 303 a causa delle persecuzioni contro i cristiani, alla cui religione si era convertito. Lattanzio abbandonò quindi la Bitinia nel 306, per farvi ritorno cinque anni dopo, in seguito all'editto di tolleranza di Galerio. Nel 317 Costantino lo chiamò a Treviri, in Gallia, come precettore del figlio Crispo. Probabilmente morì a Treviri qualche tempo dopo.

A Lattanzio dobbiamo la riproduzione in lingua latina del testo di un editto pubblicato da Licinio a Nicomedia, nel 313. Le disposizioni rispecchierebbero le decisioni prese da Costantino e Licinino durante un incontro avvenuto a Milano nello stesso anno, e conosciute col nome improprio di "Editto di Milano":


Quando noi, Costantino e Licinio imperatori, ci siamo incontrati a Milano e abbiamo discusso riguardo al bene e alla sicurezza pubblica, ci è sembrato che, tra le cose che potevano portare vantaggio all'umanità, la reverenza offerta alla Divinità meritasse la nostra attenzione principale, e che fosse giusto dare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che a ciascuno apparisse preferibile; così che quel Dio, che è seduto in cielo, possa essere benigno e propizio a noi e a tutti quelli sotto il nostro governo. (3) Abbiamo quindi ritenuto una buona misura, e consona a un corretto giudizio, che a nessun uomo sia negata la facoltà di aderire ai riti dei Cristiani, o di qualsiasi altra religione a cui lo dirigesse la sua mente, cosicché la Divinità suprema, alla cui devozione ci dedichiamo liberamente, possa continuare ad accordarci benevolenza e favore.
(4) Di conseguenza vi facciamo sapere che, senza riguardo per qualsiasi ordine precedente riguardante i Cristiani, a tutti coloro che scelgono di seguire tale religione deve essere permesso di rimanervi in assoluta libertà, e non devono essere disturbati in alcun modo. (5) E crediamo che sia giusto ribadire che, tra le cose affidate alla tua responsabilità, l'indulgenza che abbiamo accordato ai Cristiani in materia religiosa è ampia e senza condizioni; (6) e che tu capisca che allo stesso modo l'esercizio aperto e tranquillo della propria religione è accordato a tutti gli altri, alla stessa maniera dei Cristiani. Infatti è opportuno per la stabilità dello stato e per la tranquillità dei nostri tempi che a ogni individuo sia accordato di praticare la religione secondo la propria scelta; e su questo non prevediamo deroghe, per l'onore dovuto a ogni religione.

(7) Inoltre, per quanto riguarda i Cristiani, in passato abbiamo dato certi ordini riguardanti i luoghi di cui essi si servivano per le loro assemblee religiose. Ora desideriamo che tutte le persone che hanno acquistato simili luoghi, dal fisco o da chiunque altro, li restituiscano ai Cristiani, senza per questo chiedere denaro o un altro prezzo, e che questo sia fatto senza esitazione. (8) Desideriamo anche che quelli che hanno ottenuto qualche diritto su questi luoghi come donazione, similmente restituiscano tale diritto ai Cristiani: riservando sempre il diritto a costoro, che hanno acquistato per un prezzo o ricevuto gratuitamente, di fare domanda al giudice del distretto per ottenere un bene equivalente dalla nostra benevolenza. Tutti quei luoghi devono, in virtù del tuo intervento, essere restituiti ai Cristiani subito e senza indugio. (9) E dato che sembra che, oltre ai luoghi dedicati ai riti religiosi, i Cristiani possedessero altri luoghi che non appartenevano a singole persone ma alla loro comunità, ovvero alle loro chiese, tutte queste cose vogliamo che siano comprese nella legge espressa qui sopra, e desideriamo che siano restituite alla comunità e alle chiese senza esitazione né controversia: sempre restando ferma la possibilità, da parte di quelli che restituiscono senza domandare prezzo, di chiedere un'indennità affidandosi alla nostra benevolenza. (10) Nel mettere in pratica tutto ciò in favore dei Cristiani, dovrai usare la massima diligenza, affinché i nostri ordini siano eseguiti senza indugio, e soddisfatto il nostro obiettivo di assicurare la tranquillità pubblica. (11) E così possa il favore divino, di cui abbiamo già goduto negli affari della più grave importanza, continuare ad accordarci il successo, per il bene della cosa pubblica. (12) E affinché questo editto sia noto a tutti, desideriamo che facendo uso della tua autorità tu faccia sì che sia pubblicato ovunque.


(Lattanzio, De mortibus persecutorum, cap. XLVIII)

martedì 20 gennaio 2009

Wikipedia, non Eusebio.

E' opinone comune che Eusebio di Cesarea sia fonte prima e indispensabile per ogni studio sull'imperatore Costantino.

Tuttavia, limitatamente a questo post ignoreremo l'opera di Eusebio (viziata peraltro dallo sgradevole vezzo dell'autore di scrivere in greco) e daremo conto di ciò che l'utente medio incontra durante una prima ricerca su Costantino e la sua storia: Wikipedia, naturalmente.

Ci si imbatte dapprima in un'immagine raffigurante una testa di Costantino conservata ai Musei Capitolini di Roma.

Questa:

Host unlimited photos at slide.com for FREE!


Quanto alla biografia di Costantino, dalla stessa fonte apprendiamo poi che

"Flavio Valerio Costantino, conosciuto anche come Costantino I e Costantino il Grande (lingua latina: Flavius Valerius Constantinus;[2]; Naissus, 27 febbraio 274 – Nicomedia, 22 maggio 337), fu imperatore romano dal 306 alla sua morte. Costantino è una delle figure più importanti dell'Impero romano, in quanto riformò largamente l'impero e ne sancì l'inizio dell'alleanza con la Chiesa cristiana che caratterizzerà gli ultimi due secoli della sua storia. È considerato santo e "simile agli apostoli" dalla Chiesa cristiana ortodossa.

Era figlio di Costanzo Cloro e della sua compagna Elena. Si conosce pochissimo della sua gioventù: perfino la sua data di nascita è incerta. Aveva una statura imponente, in grado di terrorizzare i suoi coetanei, ed era detto Trachala per il suo largo collo. Nel 293 con la promozione a cesare d'Occidente il padre dovette sposare la figlia dell'imperatore Massimiano, Teodora, e affidare il figlio all'Augusto dell'impero orientale, Diocleziano. Costantino, quindi, fu educato a Nicomedia presso la corte di Diocleziano, sotto il quale iniziò la carriera militare: fu tribuno ordinis primi, viaggiò in Palestina e partecipò alla guerra romano/danubiana, contro i Sarmati.

Fu ancora con Diocleziano in Egitto nel 296 e quindi combatté sotto Galerio contro i Persiani e i Sarmati. Raggiunse il padre, Costanzo Cloro, quando questi passò dal rango di cesare a quello di augusto nel 305 e lo seguì in una campagna militare in Britannia.

Alla morte del padre a Eburacum (York), Costantino, il 25 luglio 306, fu proclamato augusto (imperatore di rango maggiore) dal generale Croco e dall'esercito. Per una decina d'anni la sede della sua corte fu Treviri.

La sua elezione era avvenuta secondo un principio dinastico, invece del sistema di successione per cooptazione che aveva cercato di instaurare Diocleziano. La crisi del sistema tetrarchico portò ad una lunga serie di guerre civili. Si ebbero inizialmente quattro augusti (Galerio e Massimino Daia in Oriente, Licinio in Illirico e Costantino nelle province galliche e ispaniche, mentre Massenzio, il figlio dell'antico collega di Diocleziano, Massimiano restava, come usurpatore a Roma, in Italia e in Africa).

Inizialmente Costantino si alleò con Massimiano, in rotta con il figlio e ansioso di recuperare un ruolo nella politica imperiale, e ne aveva sposato la figlia Fausta. Massimiano era quindi morto nel 310.

Alla morte di Galerio nel 311, i tre augusti rimasti si coalizzarono contro Massenzio, che Costantino sconfisse il 28 ottobre 312 nella battaglia di Ponte Milvio, presso i Saxa Rubra sulla via Flaminia, alle porte di Roma.

L'anno seguente, nel 313, Massimino Daia veniva sconfitto da Licinio e si dava la morte. Entrando in Nicomedia Licinio emanò un rescritto (impropriamente detto editto di Milano dal luogo dove era stato concordato con Costantino), con cui a nome di entrambi gli augusti rimasti veniva riconosciuta anche in Oriente la libertà di culto per tutte le religioni, ponendo fine ufficialmente alle persecuzioni contro i cristiani, l'ultima delle quali, iniziata da Diocleziano tra il 303 e il 304, si era conclusa nel 311 su ordine di Galerio, prossimo a morire.

Il testo del decreto recita:

(LA)
« Cum feliciter tam ego [quam] Constantinus Augustus quam etiam ego Licinius Augustus apud Mediolanum convenissemus atque universa quae ad commoda et securitatem publicam pertinerent, in tractatu haberemus, haec inter cetera quae videbamus pluribus hominibus profutura, vel in primis ordinanda esse credidimus, quibus divinitatis reverentia continebatur, ut daremus et Christianis et omnibus liberam potestatem sequendi religionem quam quisque voluisset, quod quicquid divinitatis in sede caelesti, nobis atque omnibus qui sub potestate nostra sunt constituti, placatum ac propitium possit existere » (IT)
« Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto della divinità affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità. »
(Lattanzio, De mortibus persecutorum, capitolo XLVIII)

Nella prosecuzione il rescritto ordinava l'immediata restituzione ai cristiani di tutti i luoghi di culto e di ogni altra proprietà delle chiese.

Costantino e Licinio, che ne aveva sposato la sorella Costanza, entrarono una prima volta in conflitto nel 314, (in seguito alla riappacificazione l'Illirico passò a Costantino) e di nuovo nel 323. In seguito alla sconfitta di Licinio, che si arrese in seguito alla battaglia di Crisopoli nel 324 e venne successivamente ucciso, Costantino rimase l'unico augusto al potere.

Nel 326 Costantino fece uccidere a Pola il figlio primogenito Crispo, figlio di Minervina, e inoltre Liciniano, figlio della sorella Costanza e di Licinio. Quindi venne affogata nel bagno la moglie Fausta. La leggenda vuole che Crispo sia stato eliminato in seguito ad un'accusa di Fausta di averla insidiata, e quindi anche l'imperatrice venne giustiziata quando Costantino riconobbe l'innocenza del figlio. Probabilmente Fausta volle assicurarsi l'eliminazione dei rivali dei propri figli come successori di Costantino.

Sempre nel 326 erano iniziati i lavori per la costruzione della nuova capitale Nova Roma (Nuova Roma) sul sito dell'antica città di Bisanzio, fornendola di un senato e di uffici pubblici simili a quelli di Roma.

Il luogo venne scelto per le sue qualità difensive e per la vicinanza ai minacciati confini orientali e danubiani. La città venne inaugurata nel 330 e prese presto il nome di Costantinopoli. La città (oggi Istanbul) resterà poi fino al 1453 capitale dell'Impero bizantino.

Affidò ai figli la difesa dell'Occidente contro Franchi ed Alamanni mentre lui stesso combatteva sul confine danubiano i Goti (332) e i Sarmati (335). Divise l'impero tra i figli assegnando a Costantino II Gallia, Spagna e Britannia, a Costanzo II le province asiatiche e l'Egitto e a Costante l'Italia, l'Illirico e le province africane. Alla sua morte nel 337 si preparava ad affrontare in Oriente i Persiani.

Fu battezzato in punto di morte e il suo corpo trasferito a Costantinopoli e seppellito nella chiesa dei Santi Apostoli."

Perché un blog sull'imperatore Costantino?

Perché se non do l'esame di Informatica per le scienze storiche non mi laureo, ecco perché.

L'esame di Informatica per le scienze storiche prevede, fra le altre cose, la creazione di un blog.

Questo è un blog.

La conseguenza più immediata dell'implicito sillogismo è che io, molto presto, sarò laureato.

Questo non farà di me Dustin Hoffman, d'accordo, ma mi renderà molto più sereno.